LA STORIA DELLA R.L. AVVENIRE n°666 all'Oriente di Firenze

E’ nel mese di maggio 1905 che la Loggia Avvenire, vede la luce per opera di alcuni operosi Fratelli di altre Logge all’Oriente di Firenze. Loggia di rito scozzese, viene costituita all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia, allorquando la Gran Maestranza era tenuta da Ettore Ferrari eletto due anni prima. Ferrari, artista, scultore, già collaboratore da molti anni nell’Istituzione  con il suo predecessore alla Gran Maestranza, Ernesto Nathan, sindaco di Roma. Sono anni di turbolenze, passioni civili, di presenza forte della massoneria nella vita sociale e politica dell’Italia, di capillarità del radicamento sul territorio, determinando non poche scelte di carattere fondamentale per la vita e lo sviluppo del paese. Una Istituzione, quella massonica, con forti impegni, come la determinazione che sorse dall’interno con una mozione nel 1906, che in un punto recitava che la massoneria si dichiarava aperta a tutti gli uomini di tutti i partiti progressisti e indicava, come propri obiettivi alcuni temi quali: “l'assoluta incessante campagna contro il nemico di ogni civile progresso, il clericalismo, di qualunque forma travestito, sotto qualunque gradazione dissimulato”. Ma certamente una delle questioni più controverse si ebbe con il sostegno che il Gran Maestro Ferrari chiese ai 38 deputati massoni, alla mozione di Bissolati contro l’insegnamento religioso nella scuola. E proprio questi ed altri motivi costituirono motivo di distacco, nel 1908, dal G.O.I. di coloro che erano più inclini al modello libero-muratorio anglosassone. In questo contesto è da collocare la nascita della Loggia Avvenire, Loggia orientata in senso democratico con tendenza repubblicana, con propensione alla battaglia politica, andava a costituirsi assieme alla “Lucifero”, Loggia di Rito Simbolico Italiano, ( certamente la più politicizzata di quel periodo) a Firenze, affiancando le già operative Concordia, Michelangelo, XX settembre, Dante Alighieri e Galilei.

Tra il 1905 e il 1915 all’Avvenire vi furono 104 tra affiliazioni e iniziazioni; nel 1907 alle elezioni comunali l’Avvenire, unitamente alla Lucifero, Concordia e Michelangelo si impegnarono esplicitamente con la diffusione di un manifesto per l’elezione di Giuseppe Pescetti. Quel Pescetti che aderì al partito socialista italiano partecipando al congresso di Reggio Emilia del 1893 e prese parte alla nascita di numerosi movimenti sindacali e leghe operaie toscane.  Il suo nome è strettamente legato alla storia di Sesto Fiorentino: nel 1897, battendo il candidato conservatore uscente Carlo Ginori, divenne il primo parlamentare socialista toscano. Fino alla sua morte sedette in Parlamento dimostrando una particolare attenzione alle problematiche legate all'infanzia ed alla povertà. Fu anche consigliere comunale di Firenze ed antifascista negli ultimi anni di vita. L’impegno dei fratelli della Loggia Avvenire avverrà anche per Otello Masini, fratello dell’Avvenire, consigliere comunale, che viene eletto deputato nel 1909. Si conoscono solo parzialmente alcuni dati dei Fratelli che animarono i primi passi dell’Officina. Merita qualche cenno il Maestro Venerabile che tenne il maglietto dal 1907 al 1909, tale Giovanni Baldi, insegnante, sansepolcrista, repubblicano mazziniano, residente a Firenze in viale Mazzini nel villino Brilli. Uomo impegnato, fondò e diresse il settimanale “La Fiamma “, giornale sorto anche per una certa spinta del Grande Oriente d’Italia e del suo Gran Maestro Ettore Ferrari interventisti, ovvero a fianco dell’Intesa. E proprio Baldi promosse quel Comitato pro-intervento, presieduto a Firenze da Gildo Valeggia della Loggia Concordia (ricordiamo di lui il suo libro:”Storia della Loggia Concordia” del 1911 ) che avrebbe filiato il Fascio rivoluzionario interventista dove rilevante sarebbe stato l’apporto di tanti massoni. E’ nel 1907 che il Baldi, già Maestro Venerabile dell’Avvenire, unitamente ad altri esponenti politici, organizzerà a Firenze, una manifestazione anticlericale promossa dall'associazione del Libero Pensiero della quale associazione divenne anche presidente e nel contempo fu anche segretario generale della Fratellanza Artigiana la società di mutuo soccorso che tanto fece nello sviluppo delle classi bisognose e forse ancor di più fece nel campo del patriottismo militante sotto la guida di Giuseppe Dolfi. Al giornale la “Fiamma” collaboravano diversi Fratelli di Loggia, quelli più attivi furono: Mario Fiorini, Amedeo Orefici, Ugo Sacerdote. Ma vi collaborarono anche Fratelli del calibro di Giuseppe Meoni. Quel Meoni - nato a Prato l’8 novembre 1879, laureato in lettere e filosofia a Firenze, insegnante a Prato e a Firenze,cultore di studi classici, giornalista – farà cinque anni di confino nel 1929, la sua colpa: l’appartenenza alla Massoneria e l’orientamento repubblicano. Era asceso ai vertici dell’Ordine nell’ambito del rinnovamento delle cariche aperto dalla Gran Maestranza di Domizio Torrigiani. Del resto - democratico convinto e convincente - nel corso della grande guerra egli s’era affermato quale acuto interprete delle correnti che nel conflitto vedevano l’occasione storica per l’instaurazione di nuovi equilibri “sulle basi della libertà e della giustizia internazionale”, come egli stesso affermò nella solenne rievocazione di Nazario Sauro. Sono anni dove “Loggia e Fratelli” stanno per impegno civile ai massimi livelli, stanno per impegno sociale nelle tante espressioni mutualistiche o di pubblica assistenza, dove Loggia e Fratelli stanno a significare la costruzione di classi intermedie che ben presto avrebbero preso parte alla gestione del paese. Sino dai primissimi anni la Loggia è attiva e presente, percorrendo il solco del Grande Oriente d’Italia, nel panorama delle ritualità massoniche e delle sue varie celebrazioni. Troviamo i Fratelli dell’Avvenire alle celebrazioni del centenario della nascita di Garibaldi, il 10 dicembre del 1921 alle celebrazioni del 50° anniversario della R.L. Concordia, ed anche dieci anni dopo: l’11 giugno del 1922 per il 60° della stessa Loggia, alla presenza del gran Maestro e di 600 Fratelli. Il 22 maggio 1916 una delegazione di Fratelli partecipa alle solenni onoranze commemorative a Giuseppe Dolfi al cimitero delle porte Sante in Firenze, alla presenza di politici e numerosissime associazioni libertarie e patriottiche. Quel Giuseppe Dolfi, massone, patriota ai vertici della Fratellanza Artigiana e referente dello stesso G.Garibaldi in città. Il suo monumento lo troviamo in via Borgo San Lorenzo, dove ebbe bottega, restaurato alcuni anni fa dall’associazione: “Fratellanza fiorentina onlus”. Delegazioni di membri dell’Avvenire le troviamo ai funerali di Adriano Lemmi, Gran Maestro della Massoneria italiana il 23 maggio del 1906, ed a quelli di Ernesto Nathan, passato all’Oriente eterno il 9 aprile del 1921 a Roma. Anche per l’attività solidaristica i Fratelli della Loggia sono particolarmente presenti, una iniziative tra tutte, quella del 1908, in favore delle popolazioni della Calabria e Sicilia colpite da un terribile terremoto con contributi ed iniziative specifiche. In quegli anni all’Officina erano affiliati commercianti, impiegati, industriali e possidenti, ma certamente la parte più consistente era data da militari, artigiani e dipendenti statali. La sequenza dei Maestri Venerabili dell’Avvenire non è precisa, i documenti ci forniscono solo parzialmente l’elenco: troviamo il già citato Baldi,  dal 1919-1920 Tullio Torsellini, ingegnere, residente a Firenze in via della Pergola 24; dal 1921-1922 Giuseppe Marilli, residente a Firenze in via della Scala 53; dal 1924-1925 Arturo Scheggi, ragioniere, residente a Firenze via Pandolfini10 e nell’ultimo anno di attività, il 1925, Leone Mannozzi, di Firenze. E’ del 22 novembre 1925 , con decreto n°432, che il gran Maestro Domizio Torrigiani scioglie tutte le 500 Logge ed i fratelli sono”dimessi dall’Ordine Massonico”. Benedetto Croce ebbe a dire. “ siamo alla distruzione del sistema liberale”. La libertà tanto ricercata, soggiaceva alla tirannia, la luce soggiaceva alle tenebre. Il fascismo aveva calato la sua scure sulla libertà. Un lungo sonno pervase i Fratelli e il lavoro Muratorio. Solo alcuni di loro, in esilio, riuscirono a mantenere la fiammella iniziatica e della tradizione. Trascorreranno molti anni, la massoneria poteva liberamente esercitarsi fuori dai confini nazionali anche se con grandi difficoltà, e solo dopo venti anni, terminato il tragico periodo della guerra, la Tradizione poté tornare a rivivere. E’ il 6 luglio del 1945, quando in Firenze, presso lo studio del Fratello Alberto Rastrelli della Loggia Michelangelo, che si riuniscono alcuni Fratelli: Monti Ugo, Penzo Antonio, Merciai Amedeo, Tinacci Italo, Romoli Antonio, Gori Virgilio e Paletti Mario. In precedenza erano stati risvegliati dal sonno forzato in cui erano stati messi nell’ormai lontano 1925. Questi Fratelli esprimono la volontà di proseguire i lavori della Loggia Avvenire all’Oriente di Firenze, lavori che erano venuti a cessare per la contingenza. Sotto il maglietto del Fratello Serena Emilio transitato dalla Loggia Michelangelo, i fratelli avanti detti procedono alla designazione delle cariche provvisorie, eleggendo maestro Venerabile lo stesso Fratello Serena , (residente a Firenze in via Carnesecchi 31), I° sorvegliante Romoli Antonio e 2°sorvegliante Merciai Italo e Oratore Monti Ugo. All’indomani della riaccesa fiamma i Fratelli della ricostituenda Officina, richiederanno alla Gran Maestranza di mutare il titolo distintivo della Loggia da               “ Avvenire” a  “Domizio Torrigiani”. Dal verbale si evince che tutti i Fratelli plaudirono alla proposta, testualmente: “… onde perpetuare nell’azione Massonica, lo spirito di Lui, che tutto sacrificò alla fede, sino all’olocausto della vita”. Con lettera del 13 agosto 1945, il M.V. Emilio Serena, scrive al Comitato della Gran Maestranza del G.O.I. chiedendo:“ …il Vostro nulla osta per il cambiamento del Titolo distintivo di questa officina da – Avvenire- in quello di Domizio Torrigiani- corona un vivo desiderio dei fratelli ricostruttori, che intendono oltre che rendere omaggio al Gran Maestro, imperituro ricordo nei loro animi di inspirarsi a Lui nella loro opera che si ripromettono attiva e feconda, in proporzione alle loro forze e al loro sapere , ma che tutta sarà rivolta al bene, ed al coronamento dei nostri eterni principi….” Ed e cosi che la Loggia Torrigiani iniziò il suo cammino che è ben marcato tutt’oggi all’Oriente di Firenze. L’Avvenire cessò l’attività, rimase nella memoria dei Fratelli e nei pochi verbali che esistono.

Ma non fu proprio così, siamo nel 1967, e il 9 maggio, quando da una riunione di Fratelli fiorentini, veniva riannodata la storia e deliberato di costituire una nuova Loggia massonica, alla quale avrebbero aderito 15 Fratelli, gli stessi decisero di riesumare il nome di Avvenire; il sonno finalmente era terminato, le colonne poterono essere rialzate, una nuova luce tornò a splendere.  Una nuova Loggia, sul solco della tradizione, il corpo primario e fondamentale della Comunione, la Collettività autonoma e sovrana dei Liberi Muratori ritualmente e regolarmente costituiti per lo svolgimento degli architettonici lavori tesi alla costruzione del Tempio interiore dell’uomo iniziato e tesi al bene e al progresso dell’umanità. La Gran Giunta Esecutiva del Grande Oriente d’Italia, presieduta dal Gran Maestro Giordano Gamberini, il 25°giorno, del 3°mese dell’Anno di Vera Luce 5967,(25 maggio 1967) decreta la costituzione della Loggia Avvenire e gli assegna il numero distintivo 666 all’Oriente di Firenze. 

Pur nella casualità, è da rimarcare il senso del numero distintivo: il sei, che lo compone, è considerato il numero dell’equilibrio, ma anche emblema della natura fisica, quindi dell’uomo, della sua fragilità, della sua incertezza, dei suoi limiti e forse è anche per questa particolarità che nell’Apocalisse, Giovanni indica con il 666 il numero dell’uomo: il sei ripetuto tre volte che accentua i limiti stessi dell’uomo, che appare ancor più fragile in quella ripetizione. L’imperfezione che per alcuni assume il significato diabolico, in realtà è da ascrivere alla debolezza di spirito, alla fragilità, comunque all’inferiorità dell’uomo nei confronti dell’imperscrutabile, straordinario, immenso, disegno cosmico.

La rispettabile Loggia Avvenire 666 nella sua seconda vita è una Officina attiva, perseverante, a cominciare dai primissimi fratelli che hanno animato le sue colonne. Dal 1967 il lavoro massonico è stato incessante, fratelli apprendisti, compagni d’arte e maestri hanno dato notevole impulso alla costruzione del Tempio interiore nella tradizione esoterica e nel solco tracciato dalla loro iniziazione. Un lavoro dedicato alla edificazione di Templi alla Virtù, a scavare profonde prigioni al vizio e lavorare al bene e al progresso dell’umanità. Il fratello Salvatore Viola tenne il primo maglietto dell’Avvenire nel 1967, e nel 1973 venne designato Presidente del Collegio Toscano dei Maestri Venerabili. Il Maglietto è stato retto, in successione, da 14 Venerabili dopo Salvatore Viola. Ma soprattutto preme sottolineare come in questo microcosmo tanti fratelli si sono trovati e ritrovati e per molto tempo, pur in numero modesto hanno con fierezza continuato il proprio lavoro rituale, creando un senso forte di fratellanza, di senso di appartenenza e orgoglio per la stessa appartenenza. Ma il lavoro dei fratelli della Loggia si è contraddistinto anche con varie iniziative, ricordiamo solo per la memoria, la partecipazione alla celebrazione del centenario di Roma capitale d’Italia nel 1970. Il 21 maggio 1982 e nel 1986 il Venerabilissimo Gran Maestro Armando Corona veniva ricevuto nell’Avvenire, unitamente al Gran Maestro della Gran Loggia d’Austria. Solo di qualche anno fa la presenza ai lavori rituali dell’allora Gran Maestro Gustavo Raffi e di recente il nuovo Gran Maestro Stefano Bisi, una iniziativa promossa dalla Loggia alla quale hanno partecipato oltre 500 Fratelli. A margine, ma che denota l’impegno dei fratelli dell’Avvenire, è da ricordare il ruolo nell’organismo regionale con due presidenti e ancora fratelli impegnati nei vari ambiti dell’Istituzione massonica del Grande Oriente d’Italia. Molto ancora, nella solidarietà, nella pubblicazione di due libri con i lavori dei Fratelli, ma oggi guardiamo al futuro con rinnovata fiducia, con tenacia, tolleranza e perseveranza, e solo là che vi può essere avvenire.

Per il bene dell’umanità ed alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo.

Sotto il Gioiello di Loggia

Il numero distintivo della Loggia: 666 elemento fondamentale di vita

Al di la che il numero distintivo della loggia è automatico nella designazione della loggia stessa, esiste di fatto anche il 665 così come il 667,  e non si può cambiare, preferiamo segnalare che il 666 per noi dell'Avvenire ha un significato ben diverso.

Mentre la tradizione ci racconta che il  numero della bestia, corrispondente al numero 666 (ma è attestato anche come 616 e in un codice compare come 665), appare in un solo passo del Nuovo Testamento, nell'Apocalisse di Giovanni, riferito a una bestia che sale dal mare e devasta la terra:

« Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d'uomo. E tal cifra è seicentosessantasei. »  (Apocalisse 13,16-18);

e in altri due passi dell'Antico Testamento:

« Il re Salomone diede alla regina di Saba quanto essa desiderava e aveva domandato, oltre quanto le aveva dato con mano regale. Quindi essa tornò nel suo paese con i suoi servi. La quantità d'oro che affluiva nelle casse di Salomone ogni anno era di seicentosessantasei talenti, senza contare quanto ne proveniva dai trafficanti e dai commercianti, da tutti i re dell'Arabia e dai governatori del paese. Il re Salomone fece duecento scudi grandi d'oro battuto, per ciascuno dei quali adoperò seicento sicli d'oro, e trecento scudi piccoli d'oro battuto, per ciascuno dei quali adoperò tre mine d'oro, e il re li collocò nel palazzo della Foresta del Libano. »   (1 Re 10,13:16)

« Ora il peso dell’oro che giungeva ogni anno a Salomone, era di seicentosessantasei talenti, oltre quello che percepiva dai trafficanti e dai negozianti che gliene portavano, da tutti i re d’Arabia e dai governatori del paese che recavano a Salomone dell’oro e dell’argento. E il re Salomone fece fare duecento scudi grandi d’oro battuto, per ognuno dei quali impiegò seicento sicli d’oro battuto, trecento altri scudi d’oro battuto, per ognuno dei quali impiegò trecento sicli d’oro; e il re li mise nella casa della "Foresta del Libano" »   (2 Cronache 9,13:14)

Più semplicemente per noi, ed è un dato di fatto che è stato annunciato da fisici e chimici premi nobel, rappresenta il carbonio che è alla base della vita sulla terra.

Loro stessi sono stati sorpresi dalle loro ultime scoperte. Da qui ci si può rendere conto quale sarà il futuro molto prossimo dell’evoluzione della vita sulla terra attraverso l’evoluzione fisica del carbonio.
Recentemente vi è stata un ondata di pensieri preoccupati nell’ambito della comunità scientifica internazionale per l’aumento di attività solare, sulla sua influenza, in riferimento alla attività di disgregazione degli atomi degli elementi come quelli di carbonio.

Il carbonio-12 è alla base di tutte le forme conosciute di carbonio che appartengono al pianeta. L’isotopo del carbonio è costituito da 6 elettroni 6 protoni 6 neutroni.

Ebbene dopo l’ossigeno nel corpo umano l’elemento più abbondante è il carbonio-12.

Dopo la cremazione il corpo umano torna al suo stadio di carbonio-12 . Dopo idrogeno elio ed ossigeno, che sono tutti elementi che in natura si trovano allo stato gassoso, il carbonio è l’elemento che è più presente in tutto l’universo ed è uno dei 5 elementi che rappresentano la formazione del DNA umano. Alla luce delle ultime scoperte scientifiche il carbonio-12 è di fatto l’elemento più importante che forma la materia vitale cosi come oggi la conosciamo.